BUONO, SANO E SOSTENIBILE
SPEDIZIONE GRATUITA con 80€ di spesa
LA QUALITÀ AL KM "GIUSTO"

I post taggati con "nutrizione"

Buono Come il Pane
Buono Come il Pane

Il pane è un pilastro della nostra alimentazione, alimento antico che ha accompagnato l'umanità fin dalle prime scoperte sulla lievitazione.

Le sue origini risalgono a migliaia di anni fa: inizialmente consumato crudo, poi cotto ma non lievitato (simile al pane azzimo), e infine, intorno al IV secolo a.C., lavorato con la fermentazione, permettendo all'impasto di aumentare di volume.

 

Oggi il termine "pane" racchiude un'ampia varietà di prodotti da forno, differenti per ingredienti, tecniche di lavorazione e cottura, adattandosi alle tradizioni culinarie di ogni regione.

 

Gli Ingredienti del Pane

 

Secondo la normativa alimentare, il pane è il risultato della cottura di un impasto lievitato preparato con farina di grano, acqua e lievito, con o senza sale (L. 580/67 e successive modifiche). Tuttavia, l’arte della panificazione si è evoluta nel tempo, includendo nuove farine e tecniche per rispondere alle esigenze moderne.

 

Farina. La più utilizzata è quella di grano tenero o segale, ma negli ultimi anni hanno guadagnato popolarità le farine di grani antichi e senza glutine, adatte ai celiaci. Anche la farina integrale viene spesso impiegata, purché la sua composizione sia chiaramente indicata. Le farine di frumento e segale sono particolarmente apprezzate per la loro capacità di conferire al pane caratteristiche organolettiche e nutrizionali eccellenti.

 

Acqua. Essenziale per la formazione del glutine, l’acqua influisce sulla consistenza dell’impasto. Contiene sali minerali che migliorano la struttura del pane, rendendolo più elastico e lavorabile. La sua temperatura deve essere tra 21 e 25°C per non ostacolare l’attività dei lieviti.

 

Sale. Oltre ad insaporire il prodotto finito, il sale rafforza la maglia glutinica, rendendo l’impasto più compatto e migliorando la croccantezza della crosta. Inoltre, svolge un’azione antisettica che controlla le fermentazioni indesiderate. In alcune regioni, come in Toscana, il pane è tradizionalmente privo di sale.

 

Lievito. Il cuore della panificazione. Esistono due tipologie principali:

 

  • Lievito di birra (Saccharomyces cerevisiae), usato nell’industria per tempi di lavorazione più rapidi e risultati costanti.
  • Lievito naturale (pasta madre), ottenuto da un impasto lasciato fermentare spontaneamente. Dona al pane un sapore più ricco, maggiore digeribilità e una conservazione più lunga, ma richiede tempi di lavorazione più estesi.

 

 

Dalla Farina al Pane: Il Processo di Panificazione

 

L’impasto è la fase in cui gli ingredienti si uniscono per formare una massa omogenea. Qui avviene la creazione della maglia glutinica: le proteine della farina, gliadina e glutenina, si combinano con l’acqua formando un reticolo elastico. Questo trattiene le bolle di gas prodotte dalla fermentazione, consentendo la crescita dell’impasto. A seconda della ricetta, l’impasto può essere lavorato più volte con periodi di riposo per migliorarne la struttura.  

 

Il Processo di Fermentazione

 

Durante la fermentazione, i lieviti trasformano il glucosio in alcol etilico e anidride carbonica. Questo processo, unito alla fermentazione lattica e acetica, conferisce al pane il suo tipico aroma e la sua struttura soffice. La temperatura ideale per la fermentazione è tra i 23 e i 25°C, con un’umidità relativa dell’80-85%. Un tempo di fermentazione troppo lungo può compromettere la tenuta dell’impasto, mentre una fermentazione ben gestita assicura un pane fragrante e ben sviluppato.  

 

La Cottura

 

Durante la cottura, il pane assume la sua forma definitiva e sviluppa la crosta dorata e croccante. La temperatura del forno varia tra i 200 e i 300°C, e il tempo di cottura dipende dalle dimensioni del pane: dai 15 minuti per i panini ai 60 minuti per le pagnotte più grandi. Il calore trasforma gli amidi e le proteine, creando quella straordinaria combinazione di gusto e consistenza che rende il pane un alimento unico.

 

Nella seguente tabella le trasformazioni che avvengono durante la cottura

 

TEMPERATURA

EVENTI CHE SI VERIFICANO DURANTE LA COTTURA

 

Intensificazione della fermentazione con ulteriore sviluppo di gas e

30°C

aumento di volume del pane; il glutine si ammorbidisce e l'amido

 

si plasticizza

40-45°C

Inattivazione e morte dei microrganismi implicati nel processo di

 

lievitazione (saccaromiceti)

 

L'amido inizia a solidificarsi e le proteine a denaturarsi; i granuli

entro 60°C

di amido sottraggono acqua al glutine, estendendo al massimo il

 

Reticolo

 

Inizia la coagulazione del glutine, pian piano si arresta l'attività

65-80°C

enzimatica, l'alcol e le sostanze aromatiche evaporano e inizia la

 

caramellizzazione di alcuni zuccheri

100°C

L'impasto diventa rigido, l'amido gelatinizza parzialmente, l'acqua

 

evapora e si inizia a formare la crosta

 

A causa della destrinizzazione dell'amido, la crosta inizia ad

120-140°C

assumere un colore giallo chiaro; la stessa crosta si disidrata

 

completamente e si solidifica

140-150°C

Caramellizzazione completa di tutti gli zuccheri e la crosta assume

 

un colore bruno

150-200°C

Formazione di prodotti croccanti aromatici

>200°C

Carbonizzazione

 

 

 

Caratteristiche Nutrizionali

 

Il pane è molto più di un semplice alimento: è una fonte di energia e benessere, ricca di nutrienti essenziali per il nostro organismo.

 

Grazie al suo elevato contenuto di carboidrati complessi (circa 63 g ogni 100 g di prodotto), fornisce un apporto energetico costante, trasformandosi in glucosio, il carburante fondamentale per il cervello e i muscoli.

Un grande vantaggio? Zero colesterolo (a meno che non contenga burro, strutto o altri grassi animali), il che lo rende un alimento adatto anche a chi segue una dieta mirata alla salute cardiovascolare. Inoltre, il suo alto potere saziante aiuta a ridurre l’appetito, contribuendo a un’alimentazione equilibrata.

Per massimizzare i benefici, il pane integrale è la scelta ideale: ricco di fibre e minerali, favorisce il benessere intestinale e regala un senso di sazietà più duraturo.

Dal punto di vista proteico, il pane offre un buon contributo, anche se le sue proteine non contengono tutti gli aminoacidi essenziali.

 

E per quanto riguarda le controindicazioni? In generale, non ce ne sono, ma chi soffre di diabete dovrebbe consumarlo con moderazione, scegliendo tipologie a basso indice glicemico. Per chi ha intolleranza o sensibilità al glutine, invece, esistono ottime alternative a base di farine senza glutine, perfette per non rinunciare al piacere del pane. L’importante è sceglierlo con consapevolezza e abbinarlo a una dieta bilanciata!

 

 

Dalla tradizione dei forni a legna ai metodi moderni di panificazione, questo alimento continua a essere un pilastro della nostra cultura, adattandosi alle nuove esigenze senza mai perdere il suo valore autentico.

Che sia una croccante baguette, un fragrante filone di grano duro o un soffice pane casereccio, il pane rimane un simbolo di convivialità e nutrizione, capace di unire le persone attorno alla tavola, ieri come oggi.

 

 

Articolo della Dott.ssa Monica Martino
Esperimenti in cucina - Una biologa ai fornelli

Fibromialgia e Alimentazione
Fibromialgia e Alimentazione

Articolo della dott.ssa Monica Martino, Biologa e Consulente per aziende agroalimentari e Food Blogger.


IG: @bionutrichef

f

 

La fibromialgia è una sindrome a più fattori scatenanti per nulla semplice da diagnosticare e, nonostante questo, coloro che ne soffrono sono più di due milioni di persone solo in Italia. È caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico cronico e diffuso ed è spesso accompagnata da una serie di sintomi:

  • astenia
  • disturbi del sonno
  • deficit cognitivi
  • problemi psicologici
  • diffuso disagio somatico e neurologico

 

 

Alla base di questa sindrome c’è una cattiva regolazione del sistema di controllo del dolore da parte del sistema nervoso centrale, per cui si verificano un aumento del dolore e una diminuzione della capacità di regolazione dello stesso, spesso causata da un aumento delle citochine infiammatorie, da bassi livelli di serotonina e dalla variazione di altri neurotrasmettitori. Oltre ai sintomi citati, dagli studi in merito si è visto che il 40% delle persone affette da fibromialgia soffra di problemi gastrointestinali, tra cui la sindrome dell’intestino irritabile e disturbi derivati (flatulenza, dolore addominale e alterazioni intestinali). Spesso sono correlati anche l’intolleranza al lattosio e/o la sensibilità al glutine non celiaca. Questo significa che curare l’alimentazione per un intestino sano e che fornisce macro e micronutrienti al sistema nervoso e alla funzione muscolare è fondamentale per prevenire o rallentare l’insorgenza dei vari sintomi elencati finora.

 

Essendo la fibromialgia una sindrome multifattoriale, l’attenzione all’alimentazione non è la soluzione unica al problema, ma sicuramente una buona base per alleviare il più possibile la sintomatologia e migliorare la qualità di vita delle persone che ne soffrono.


Quali sostanze sono necessarie per ridurre al minimo i fastidi dovuti alla fibromialgia? Minerali, vitamine e antiossidanti.


La fibromialgia è causata da carenze di minerali come il ferro, il selenio, lo zinco e il magnesio (funzionamento del sistema nervoso e muscolare), le vitamine D-C-E e gli omega-3 (efficaci per ridurre l’infiammazione), la vitamina B12 (essenziale per il funzionamento dei mitocondri e per la produzione di serotonina dal triptofano) e quindi risulta essere importante consumare frutta e verdura in buona quantità, cereali non raffinati, noci e semi e pesce grasso.


Alcuni esaltatori di sapidità e dolcificanti, come il glutammato e l’aspartame, vengono considerati “eccitotossine” perché mantengono l’attivazione dei nervi nocicettori i quali sono coinvolti nella percezione del dolore, quindi è necessario leggere bene le etichette alimentari di diversi cibi confezionati o processati industrialmente. Anche il fruttosio, lo zucchero naturale della frutta, è in qualche modo implicato alla sintomatologia perché riduce l’assorbimento del precursore della serotonina, quindi è necessario fare attenzione alle etichette e non esagerare nel consumo della frutta (anche se non deve mancare).


Rimanendo nella zona del tratto gastrointestinale, è noto che un’alimentazione che comprende il consumo di alimenti con fibre aiuta ad alimentare la flora batterica e quindi al buon funzionamento dell’intestino, insieme anche alle sostanze antinfiammatorie e antiossidanti già citate. Per evitare stati di disbiosi intestinale e quindi mantenere la barriera intestinale in salute andrebbero ridotti e/o esclusi (secondo il parere dello specialista) cibi contenti glutine, privilegiando gli alimenti naturalmente senza glutine come alcuni cereali e pseudocereali, e solanina (melanzane, peperoni, peperoncini, pomodori e patate), latticini e carni rosse, prediligendo semmai prodotti da animali che non hanno subito trattamenti con antibiotici e che hanno vissuto liberi di pascolare. Anche le sostanze cosidette “nervine” (caffè, thè e cioccolata) andrebbero limitate in quanto un’assunzione eccessiva può rendere la persona affetta da fibromialgia più sensibile al dolore e irritare maggiormente l’intestino. In virtù di queste limitazioni, lo specialista potrebbe affiancare alla dieta una serie di integratori e fermenti per un buon equilibrio dell’organismo.


Da aggiungere che anche il sovrappeso e l’obesità sono caratterizzati dalla produzione di citochine infiammatorie da parte del tessuto adiposo e da condizioni infiammatorie. Inoltre, sono comuni l’insulino-resistenza, l’ipertensione e la dislipidemia, che contribuiscono alla disfunzione corporea e al peggioramento della qualità di vita dei pazienti fibromialgici. È quindi importante riuscire a mantenere o raggiungere un peso corporeo adeguato.

 

In conclusione, è essenziale consultare professionisti sanitari per sviluppare piani dietetici e terapeutici su misura, al fine di migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da fibromialgia.