BUONO, SANO E SOSTENIBILE
SPEDIZIONE GRATUITA con 80€ di spesa
LA QUALITÀ AL KM "GIUSTO"

Articoli di gennaio 2024

Anche il Cibo Identifica un Popolo
Anche il Cibo Identifica un Popolo

Possiamo considerare il cibo un elemento culturale? Il fatto stesso che l’uomo non si cibi degli stessi alimenti nelle diverse parti del globo terrestre ci fornisce già una semplice risposta senza scomodare teorie socio-culturali.

 

Escargot à la bourguignonne

 

Ogni cultura ha un proprio codice di condotta alimentare che privilegia determinati alimenti e ne “vieta” altri; tale codice, non scritto, risente di fattori antropologici, geografici, religiosi, storici, nutrizionali.

 

Il nostro modo di mangiare fa dunque parte della nostra identità culturale: “Siamo quel che mangiamo” avrebbe detto Feuerbach.

 

Banalmente, associamo in modo immediato gli italiani alla pasta, i cinesi al riso, i tedeschi alla birra e ai wurstel, i francesi alla baguette e alle escargot. Cibi e bevande sono marcatori culturali molto potenti, ma le immagini alimentari associative appena elencate, sono troppo generali, anche se piuttosto azzeccate: all’interno di uno stesso Paese, gli alimenti utilizzati, la preparazione e gli indici sensoriali stabiliscono anche vere e proprie micro-mappe culinarie. Per esempio, in Francia le materie grasse sono marcatori regionali: la Francia del burro al Nord e la Francia dell’olio al Sud riflettono anche uno stile di vita diverso per molti altri aspetti. D’altro canto, in Italia la cucina meridionale si avvale della vicinanza del mare e basa i propri piatti sul gusto Mediterraneo; in luoghi come Sorrento, Napoli e la Costiera Amalfitana, in genere, si mangiano frutti di mare, invece, al nord Italia si mangiano più formaggi, carni e salumi per la vicinanza delle montagne.

 

L’aspetto culturale dell’alimentazione si esprime anche attraverso i riti e i divieti che la circondano. Ad esempio il peperoncino, in alcune società, è permesso solo in età adulta; in molti Paesi, alcuni alimenti a cui viene attribuita una connotazione virile sono riservati agli uomini, come il serpente in Asia.

 

Il cibo come elemento di appartenenza a una comunità diventa più forte laddove, uscendo dai confini nazionali, ci confrontiamo con la cultura alimentare di altri Paesi.

 

Amiamo la pizza, gli spaghetti al pomodoro perché ce li propongono sin dall’infanzia e per questo ci sembra strana l’idea di doverci cibare di un piatto di cicale o di un serpente fritto, tipico della cultura asiatica; facciamo colazione con il dolce e non con bacon e uova sempre perché ci è stato “insegnato”, ovvero trasmesso sin da piccoli.

 

Comunque sia, è affascinante scoprire realtà diverse dalle nostre, anche quando si tratta di cibo. Probabilmente ci sembra ancora strano vedere comunità africane mangiare con le mani, ma è meraviglioso scoprire e aprirsi al nuovo, alla storia di una comunità, alla sua cultura, alle sue abitudini alimentari e, nel contempo, acquisire una visione sempre più allargata della realtà che ci circonda.

 

Così entra in gioco anche il valore del viaggio, che è sinonimo di scoperta e di crescita.

Stinco di maiale al sugo
Stinco di maiale al sugo

Con la ricetta dello stinco al sugo voglio presentare una ricetta che coniuga un ottimo sapore a un prezzo decisamente contenuto.


Molti di noi si ritrovano ad affrontare difficoltà, chi con problemi di occupazione o, semplicemente, per il costo della vita.


Lo Stinco di maiale al sugo fa parte di quei tagli di carne che sono di minor pregio, ma non per questo meno saporiti! Con una buona marinatura e una lunga cottura a fuoco basso, meglio se in una pentola dal fondo pesante, si ottiene un ottimo sugo e un secondo morbido che piacerà a tutti.


Con il sugo si può condire della pasta fresca anche fatta in casa, come lasagne e tagliatelle oppure una più informale polenta!

Ingredienti
(dosi per 4 persone)

2 stinco di maiale
200 gr polpa di pomodoro
1 cipolla grossa
2 carote
Un pezzetto di sedano
2 rametti di rosmarino
1 foglia di alloro
Spezie miste macinate, q.b.
Sale
Olio evo
Per la marinata
75 cl di vino rosso
10 grani di pepe
2 chiodi di garofano
1 pezzetto di cannella
Metà noce moscata


Procedimento

Marinatura
In una pentola, scaldare il vino rosso con le spezie e, appena arriva al bollore, spegnere e fare raffreddare.

Pulire gli stinchi togliendo il grasso in eccesso, ma senza incidere la carne.

Immergere gli stinchi, facendo in modo che rimangano immersi nel vino.

Riporre in luogo fresco, o nella parte meno fredda del frigo, e far riposare per almeno un giorno, ma meglio due, girando ogni tanto.

Cottura
Il mio consiglio è di cuocere in una pentola dal fondo spesso, possibilmente in ghisa o in terracotta e di mantenerla coperta.

Togliere gli stinchi dal vino, asciugarli e tenere il vino da parte eliminando le spezie.hdr

Rosolare dolcemente gli stinchi nell’olio evo a fuoco basso, girando la carne per farla colorire da tutti i lati.

Tritare i sapori e unirli agli stinchi. Cuocere coperto per circa 40 minuti, sempre a fuoco basso.

Unire la salsa e proseguire la cottura per un quarto d’ora: se si desidera una maggiore quantità di sugo si può aumentare il pomodoro.

Versare circa due mestoli di vino della marinatura, le spezie e salare.

Coprire e cuocere per un’ora. Aggiungere la foglia di alloro e proseguire a cuocere per due ore circa o fino a quando la carne sarà morbidissima.

Se occorre, bagnare con altro vino.

Bucatini con Sugo di Seppia alla Pugliese
Bucatini con Sugo di Seppia alla Pugliese

Il sugo di seppie alla pugliese è un piatto tipico della tradizione gastronomica della Puglia, caratterizzato dall'uso di seppie fresche cotte in una saporita salsa di pomodoro.

Può essere utilizzato sia per condire la pasta, sia per accompagnare le seppie come secondo piatto, anche nella versione farcita con un ripieno a base di pane raffermo, pecorino e uova.

 

Per questa ricetta, abbiamo scelto di abbinare il sugo ai bucatini, un formato di pasta che, insieme ai troccoli, si presta perfettamente a trattenere il condimento in questione. Prodotti con semola di grano duro, sono tipici della cucina romana, ma ampiamente diffusa in tutto il Sud Italia, spesso nella variante degli ziti, dal diametro maggiore.

 

Le seppie appartengono alla stessa famiglia di polpi e calamari. Sono cefalopodi dotati di straordinarie capacità mimetiche e privi di una vera e propria conchiglia esterna, sostituita dall’osso di seppia, un organo interno ricco di bollicine di gas che le aiuta a galleggiare.

Vivono nei fondali sabbiosi e melmosi dei mari di tutto il mondo, compreso l’Adriatico, dove si distinguono due specie principali: una si riproduce in primavera, l’altra in autunno.

 

Per esaltare il sapore delicato di questo mollusco, abbiamo scelto un vino bianco secco, l’Albana di Romagna DOCG, dal profumo fruttato e floreale.

La sua versione secca, fornita dalle Cantine Intesa di Faenza – Cooperativa Agrintesa, si distingue per il gusto fresco, asciutto e leggermente amarognolo, perfetto per accompagnare il sugo di seppie.

 

Ingredienti per 4 porzioni

  • 320 g bucatini
  • 500 g di seppie
  • 500 g di pomodori maturi (oppure polpa di pomodoro di qualità)
  • 1 bicchiere di vino bianco secco Albana di Romagna DOCG
  • 1 cipolla
  • 2 spicchi d’aglio
  • 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva q.b.
  • 2 cucchiai di prezzemolo tritato
  • Sale q.b.
  • Pepe nero q.b.
  • Peperoncino (facoltativo, per un tocco di piccantezza)

 

Preparazione

 

1. Pulite accuratamente le seppie eliminando l’osso, le interiora e la pelle. Sciacquatele sotto acqua corrente e tagliatele a strisce o a pezzi, lasciando interi i tentacoli.

 

2. Sbollentate i pomodori per un minuto in acqua bollente, pelateli, privateli dei semi e tagliateli a dadini (oppure utilizzate polpa di pomodoro di qualità). In una padella capiente, scaldate l’olio extravergine d’oliva e fate rosolare gli spicchi d’aglio schiacciati e la cipolla tritata finemente.

 

3. Aggiungete le seppie e fatele rosolare per qualche minuto a fuoco medio-alto. Sfumate con il vino bianco e lasciate evaporare.

 

4. Unite i pomodori e aggiustate di sale e pepe (tenendo conto della naturale sapidità delle seppie). Se gradite, aggiungete un pizzico di peperoncino.

Coprite e fate cuocere a fuoco basso per circa 30-40 minuti, mescolando di tanto in tanto.

Il sugo dovrà risultare denso e le seppie morbide.

 

5. Lessate i bucatini in abbondante acqua salata, scolateli al dente e uniteli al sugo di seppie. Fate saltare il tutto per un paio di minuti per amalgamare i sapori.

Pochi minuti prima di spegnere il fuoco unite il prezzemolo tritato.

 

6. Fate cuocere la pasta in abbondante acqua salata, scolate al dente e fate saltare nel sugo per un paio di minuti.

 

 

  Spolverate ancora con un po’ di prezzemolo e servite.

 

 

Tips & Abbinamenti

Consigliamo di pasteggiare questo primo di mare con lo stesso Albano di Romagna DOCG, utilizzato per sfumare il condimento o, in alternativa, con Negroamaro Rosato del Salento, fresco e sapido.

 

Canapè di salmone affumicato e robiola
Canapè di salmone affumicato e robiola

Le Festività natalizie sono alle porte… occorre dunque iniziare a pensare a cosa portare in tavola per l’occasione!
Ecco perché oggi vi propongo un antipasto di facile preparazione, ideale da consumare il giorno della Vigilia: Canapè di salmone affumicato e robiola! Per un sapore ancora più autentico, io ho aggiunto anche qualche goccia di olio extravergine d’oliva D.O.P. Val di Mazara prodotto da La Goccia d’Oro, cooperativa siciliana che ho conosciuto grazie al progetto QUI DA NOI!

 

canapè di salmone e robiolaIngredienti

(dosi per 16 canapè)

  • 200 g di robiola fresca spalmabile
  • 8 fette di pane nero ai cereali
  • 150 g di salmone affumicato
  • 1 limone
  • aneto q.b.
  • pepe rosa in bacche q.b.
  • olio extravergine d’oliva Feudotto D.O.P. Val di Mazara La Goccia d’Oro q.b.

 

Procedimento

  • Spremete il limone e mettete il succo in un bicchiere, aggiungete 4 cucchiai d’olio e mischiate bene. Mettete le fette di salmone in un piatto e irroratele con l’emulsione di limone e olio e lasciatele insaporire.
  • In una ciotola mettete il formaggio, un po’ di aneto tritato e il pepe rosa macinato. Lavorate con una forchetta fino ad ottenere un composto morbido e omogeneo.
  • Dalle fette di pane ricavate 16 dischetti aiutandovi con un coppapasta o con un coltellino affilato. Spalmate su ogni dischetto il formaggio.
  • Scolate le fettine di salmone e disponetele arrotolate sopra il formaggio.
  • Inserite al centro un ciuffetto di aneto e servite.
Feste di Non Compleanno, il nuovo trend dopo il lockdown
Feste di Non Compleanno, il nuovo trend dopo il lockdown

Festeggiare i compleanni di marzo, aprile e inizio maggio? E’ diventato un trend!


In tanti, costretti quest’anno a spegnere le candeline a distanza, accontentandosi dell’happy birthday cantato su Zoom, vogliono rifarsi.


E così, da quando siamo nella fase 3, non è raro festeggiare di nuovo gli anni, questa volta dal vivo con amici e partenti, che sia in casa, all’aria aperta o in piccole feste private. Recuperare tutte le ricorrenze impedite dai mesi di lockdown – lauree, anniversari, compleanni – è un modo per tornare a stare insieme e alla agognata normalità.


La tendenza ha subito preso piede grazie ad una pasticceria di Milano, che ha lanciato la torta di “Non Compleanno”.


Il non compleanno (unbirthday, nell’originale inglese) è un modo di dire scherzoso che indica una ricorrenza che cade ogni giorno dell’anno, escluso appunto quello del compleanno, ma anche un’espressione coniata dallo scrittore inglese Lewis Carroll nel suo romanzo “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò”. Nel libro, infatti, Humpty Dumpty (Unto Dunto) spiega ad Alice la possibilità di ricevere doni “ingenetliaci” durante 364 giorni dell’anno, contro la possibilità di ricevere doni “genetliaci” in un giorno solo dell’anno.


Alice giunge a una grande tavola preparata per il tè alla quale siedono la Lepre Marzolina, il Cappellaio Matto e un Ghiro. Alice siede anche lei e la Lepre le dice:

 

  • “Tanti auguri per il tuo non-compleanno. Vuoi del tè?”
  • “Cos’è un non-compleanno?”
  • “Una festa che puoi festeggiare 364 volte all’anno”.
  • “Questi sono matti” pensò Alice, vedendo che il Cappellaio le versava del tè…
  • …che non esisteva”

 

Buon Non Compleanno a tutti!

Mela Annurca al forno con riduzione di vino e miele di corbezzolo
Mela Annurca al forno con riduzione di vino e miele di corbezzolo

Per noi campani, la mela annurca rappresenta il simbolo di una tradizione e di una cultura millenaria. Fino agli anni ‘80 questo frutto veniva cotto al forno dalle nostre nonne e offerto ai convalescenti per il suo alto valore nutritivo. Oggi, invece, grazie alla creatività di tanti chef, la mela annurca è diventata un must per comporre dessert naturali e gustosi!


Per questa ricetta ho pensato di addolcire il gusto della mela annurca con uno dei migliori mieli italiani che io abbia mai assaggiato: il miele di corbezzolo prodotto dalla O.P. Terrantiga Apicoltori sardi. La mela l’ho poi servita con una riduzione di vino Casavecchia e miele.


Mela Annurca al forno con riduzione di vino e miele di corbezzolo

 

Ingredienti

  • 4 mele annurche
  • 1 bicchiere di vino Casavecchia
  • 5 cucchiaini di miele di corbezzolo Terrantiga

 

Procedimento

  • Lavate bene le mele e asciugatele con un panno di cotone.
  • Sul fondo di una teglia rettangolare, versate un bicchiere di vino Casavecchia con un cucchiaino di miele di corbezzolo.  Adagiate le mele annurche nel vino e versate, attorno al picciolo, un cucchiaino di miele.
  • Cuocete in forno statico già caldo a 180° per circa 30-35 minuti o fino a che la buccia comincerà a staccarsi. Una volta cotte, le mele si possono lasciare all’interno del forno spento.
  • Se il vino e il miele sono troppo liquefatti, potete ridurre il liquido in un pentolino a fiamma bassa finché non diventa della consistenza di uno sciroppo.
  • Servire le mele calde, tiepide o fredde guarnendolo con la riduzione di vino e miele.

 

Ricetta di Pasquale Alberico, autore del blog I Sapori del Mediterraneo.


Terrantiga aderisce a Generazione Honey, il progetto che intende valorizzare e promuovere i prodotti dell’alveare sostenendo la filiera apistica cooperativa italiana, quale esempio di eccellenza produttiva, sicurezza alimentare, genuinità, biodiversità e rispetto dell’ambiente. Il progetto è finanziato dal MIPAAFT.

Mapo. Tutti i benefici dell’agrume ibrido italiano
Mapo. Tutti i benefici dell’agrume ibrido italiano

I frutti ibridi sono molti e spesso insospettabili. Alcuni hanno una storia lunghissima, altri sono novità dai colori sgargianti e dalle forme insolite, che non abbiamo mai avuto il piacere di assaporare o di cui non abbiamo mai nemmeno sentito parlare.


Sapevate che anche la fragola è un ibrido? Ebbene sì. Questo frutto adorato da tutti (o quasi) è nato per caso due secoli e mezzo fa e divenuto poi un best seller a livello mondiale. Anche il pompelmo è un ibrido, così come il limone e l’arancio. In effetti, le tantissime varietà di agrumi che conosciamo oggi si sarebbero evolute tutte da tre sole specie originarie: il mandarino, il cedro e il pomelo.


E il mapo? È forse uno degli ibridi più conosciuti in Italia, dove viene coltivato soprattutto in Calabria e in Sicilia. Questo frutto particolare nasce nel 1950 dall’incontro tra il mandarino Avana e il pompelmo Duncan nel Centro di ricerca per l’Agrumicoltura e le Colture Mediterranee di Acireale (CT). La buccia è sottile e di colore verde. La polpa arancione è succosa e caratterizzata da un sapore molto particolare, in grado di unire le note aspre e amare del pompelmo con quelle dolci e aromatiche del mandarino (fonte: Agrodolce).


Le proprietà.

Ma scopriamo le tante proprietà e i benefici del mapo per l’organismo!

  • rinforza il sistema immunitario;
  • è antiossidante quindi combatte l’invecchiamento delle cellule e previene la formazione dei radicali liberi grazie alla presenza dei flavonoidi;
  • è antiinfiammatorio;
  • ha un effetto rilassante, utile ad esempio in caso di insonnia;
  • abbassa il colesterolo;
  • è indicato in caso di cellulite o per chi soffre di ritenzione idrica, in quanto la vitamina C che contiene aiuta il drenaggio dei liquidi e favorisce la
  • produzione di collagene.
  • Gli utilizzi del mapo in cucina.
  • Il gusto aspro del mapo non sempre è gradito, soprattutto se consumato a spicchi. Tuttavia questo frutto viene utilizzato per la produzione di liquori, vinaigrette per insalate, per ammorbidire il panettone, nella ricetta del mapopan, dolce tipico del Molise, ma anche nelle torte e nelle crostate.
La cura dell'aglio per una pelle più bella!
La cura dell'aglio per una pelle più bella!

Siamo tutti a conoscenza di quanto la pelle del nostro viso sia esposta quotidianamente al vento, al sole e agli agenti inquinanti della città. Anche una cattiva alimentazione incide negativamente sulla salute della nostra pelle: sapevate che l’aglio non serve solo ad insaporire i piatti, ma è anche un ottimo rimedio naturale per purificare la cute? Oltre a contenere vitamine e minerali che creano una barriera protettiva contro gli agenti atmosferici, l’aglio possiede numerose proprietà antiossidanti, idratanti e nutritive che purificano il sangue e aiutano a contrastare la comparsa dei fastidiosi brufoletti. Il suo principio attivo è l’allicina, che agisce come un antibiotico naturale poiché le proprietà antibatteriche puliscono i pori ostruiti, risultando quindi un’ottima alleata contro le imperfezioni della pelle.

 

L’aglio possiede, inoltre, proprietà schiarenti ed è un esfoliante naturale! L’odore non sarà tra i migliori, ma almeno il brufoletto avrà vita breve.

 

Possiamo ritenerlo un rimedio domestico, casalingo e molto semplice da preparare: prima dell’applicazione, è consigliato detergere il viso con dell’acqua tiepida, così da eliminare le impurità e dilatare bene i pori. Successivamente si prende uno spicchio d’aglio, lo si pela e si può decidere se passarlo direttamente sulla pelle, crudo, oppure ridurlo prima in poltiglia e dopo passarlo sulla zona interessata e sul brufolo. Per togliere l’odore, si risciacqua il viso con acqua tiepida e limone. Se volete ottenere un risultato migliore, ripetete questa procedura almeno 4/5 volte al giorno, a distanza di circa un’ora l’una dall’altra.

 

Se avete tempo e volete cimentarvi a fare una maschera per il viso, ve ne consigliamo una noi… quella all’aglio, ovviamente!

 

Per la maschera all’aglio ci vogliono solo 4 ingredienti:

  • 3 spicchi d’aglio
  • 2 cucchiai di argilla bianca
  • 3 cucchiai di miele
  • acqua di rose q.b.

 

Dopo aver spelato, tritato l’aglio e versato il composto insieme agli altri ingredienti, si mischia il tutto fino ad ottenere una crema morbida e omogenea. Distribuite uno strato di composto su tutto il viso e lasciate riposare per circa 20 minuti. Dopo risciacquate solo con acqua fredda.

 

Per un maggiore effetto, si consiglia di ripetere l’operazione almeno 3 volte alla settimana.

 

Con questa routine, la pelle del viso perderà l’effetto lucido, tipico della pelle grassa, mentre le pelli secche saranno più idratate, senza più la comparsa di arrossamenti!

Insalata Aromatica di Orzo con Ceci e Tonno
Insalata Aromatica di Orzo con Ceci e Tonno

Fresca, nutriente e delicatamente saporita, questa insalata di orzo è perfetta quando si ha poco tempo a disposizione per cucinare e, più che realizzare una ricetta vera e propria, si assemblano ingredienti, ma non senza un tocco di cura e amore, imprescindibili qualsiasi cosa si stia preparando, fosse anche una spremuta d’arancia.


L’orzo è un cereale versatile che sposa volentieri robuste e corroboranti zuppe invernali, raffinati orzotti o insalate fredde, come in questo caso.


Trovo la sua croccantezza irresistibile e straordinariamente piacevole, capace come è di conferire piacevolezza anche a un piatto semplice come questo che si basa sulla giustapposizione di ingredienti classicamente amici: ceci, tonno e rosmarino.


Ingredienti
(dosi per 4 persone)

  • 200 grammi di orzo perlato
  • Olio extravergine di oliva q.b.
  • Un cucchiaino colmo di paprika affumicata + un po’ per cospargere l’insalata prima di servirla.
  • 140 grammi di ceci secchi precedentemente ammollati e lessati oppure ceci in scatola di alta qualità, sgocciolati e sciacquati con acqua fredda
  • 80 grammi di tonno in olio extravergine di oliva sgocciolato
  • 12 cipolline sott’aceto sgocciolate
  • 1 cucchiaino circa di aghi di rosmarino fresco finemente tritati al momento + 4 cime per decorare
  • 1 limone non trattato
  • sale q.b.
  • pepe nero macinato al momento q.b.

 

Procedimento

  • Porto a bollore abbondante acqua salata e vi lesso l’orzo seguendo i tempi indicati sulla confezione (10 minuti nel mio caso).
  • Scolo il cereale, lo raffreddo sotto acqua corrente, lo scolo nuovamente cercando di eliminare tutto il liquido, quindi lo allargo in un grande piatto e lo lascio asciugare.
  • Verso poco olio in una padella antiaderente e unisco un cucchiaino di paprika.
  • Riscaldo il tutto a fiamma dolce, quindi unisco i ceci che salto per 3 minuti circa.
  • Spengo il fuoco e lascio raffreddare
  • In una capiente ciotola riunisco orzo, ceci, tonno, cipolline, rosmarino e aggiungo e un po’ di scorza di limone grattugiata al momento.
  • Condisco con succo di limone appena spremuto, olio, sale e pepe e mescolo con cura.
  • Prima di servirla, lascio l’insalata fuori dal frigorifero affinché non sia troppo fredda per un tempo commisurato alla temperatura ambiente al fine di evitare deperimenti.
  • Suddivido l’insalata in ciotoline individuali, cospargo con un po’ di paprika, decoro con il restante rosmarino e servo.